riforma pubblica amministrazione

La riforma della Pubblica Amministrazione, predisposta dal ministro della P.A. Marianna Madia, sta venendo attuata per mezzo di vari decreti proprio in questi giorni. Si tratta di una riforma che vuole mutare diversi aspetti organizzativi e disciplinari dell’amministrazione pubblica, che vuole riordinare il pubblico impiego. Ci sono tanti aspetti che potrebbero cambiare radicalmente: a partire dal sistema delle visite fiscali, ai nuovi orari di reperibilità, il sistema di licenziamenti.

Vediamo quindi in che cosa consistono i più importanti cambiamenti che potrebbero essere applicati dalla Pubblica Amministrazione dopo l’attuazione della riforma Madia.

Cambiano graduatorie e concorsi

La prima modifica del sistema dell’amministrazione che vogliamo analizzare è quello del sistema di reclutamento. Innanzitutto la riforma Madia mira a scardinare il problema delle graduatorie infinite. I soggetti idonei nel concorso non dovranno essere più del 20% dei posti che sono previsti nel concorso stesso, per evitare situazioni come quelle del passato, vale a dire liste di persone idonee molto più lunghe dei soggetti vincitori.

Inoltre cambiano anche i concorsi: bisognerà accertare che i soggetti siano in grado di parlare almeno l’inglese, oppure altre lingue straniere, e anche di utilizzare il modo basico i sistemi informatici.

Inoltre nei casi necessari potrà essere possibile richiedere anche se è in possesso del titolo di dottore di ricerca, e di prevedere un numero massimo di titoli da sottoporre alla commissione.

Dal punto di vista economico ed organizzativo, dovranno essere istituite delle piante organiche del personale con un modello valido per tre anni, tenendo anche conto dei vincoli di spesa per le risorse umane.  Si adottano misure correttive in caso di presenza di spese maggiori del previsto.

Il piano per i precari della Pubblica Amministrazione

Uno degli obbiettivi della riforma è eliminare il precariato nella P.A., per mezzo di un sistema di riassorbimento di circa 50mila lavoratori nel triennio che va dal 2018 al 2020.

Lo scopo è quello di far giungere a tempo indeterminato i lavoratori con contratto determinato, e di vietare la stipulazione di contratti di collaborazione (i cosiddetti co.co.co).

Per stimolare il lavoro dei dipendenti dell’amministrazione pubblica, inoltre, verranno previsti anche dei premi di produttività e dei premi di squadra, cercando di focalizzare l’attenzione non solo sulla quantità del lavoro ma anche sulla qualità dello stesso.

Si valuta anche l’istituzione della Consulta nazionale per l’integrazione delle persone disabili sul luogo di lavoro. Ogni pubblica amministrazione con più di duecento dipendenti sarà tenuta ad avere un responsabile che si accerti dell’inserimento sul lavoro delle persone affette da disabilità.

La stretta sugli assenteisti

Uno dei piani più importanti della riforma della Pubblica Amministrazione consiste nel cercare di colpire i c.d. furbetti del weekend, cioè i dipendenti che rimanevano a casa dal lavoro nel fine settimana ed il lunedì. Per questo motivo, potrebbe cambiare e di molto anche il sistema delle visite fiscali. L’opzione a vaglio per il pacchetto di modifiche alla Pubblica Amministrazione sarebbe quella di equiparare gli orari di controllo a domicilio dei lavoratori privati e pubblici, e di intensificare l’attività di controllo dei medici stessi, predisponendo una serie di dottori ad hoc per questo compito.

Gli accertamenti medico legali sui lavoratori assenti dal lavoro, poi, verrebbero scelti e compiuti direttamente dall’INPS per mezzo di convenzioni con i medici fiscali. Gli orari di reperibilità potrebbero essere così uniformati e predisposti con cadenza ripetitiva.

Si toglie il libretto di circolazione

Non solo, il pacchetto di riforma della Pubblica Amministrazione potrebbe comportare anche una novità: l’addio al libretto di circolazione e del certificato di proprietà dell’auto, che potrebbero essere sostituiti da un unico documento, risparmiando così qualche soldo anche da questo punto di vista.

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